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I bambini, da quando muovono i loro primi passi fino ai tre anni circa, sono un vulcano in continua eruzione. Si muovono, urlano, toccano, assaggiano, scoprono.
Hanno bisogno di esplorare, di conoscere. Sono incuriositi un po’ da tutto ma il mondo animale ha sempre suscitato in loro una forte e particolare attrazione, attrazione per tutto ciò che è vitale e che Erich Fromm chiama biofilia, “amore per la vita”. È importante che il bambino faccia esperienza ed entri in contatto, fin da tenerissima età, con questo mondo. Un mondo fatto di diversità, di rispetto della diversità e della varietà di esseri viventi che popolano la terra come noi. Perché se rispettiamo gli altri possiamo anche rispettare noi stessi.
Ciò che impariamo nei primi tre anni diventa una memoria che si incarna nel nostro essere e che getta le basi del nostro modo di stare al mondo. Le prime relazioni sono perciò quelle più importanti, sono quelle che segnano il nostro sviluppo e le relazioni a venire. Avere una prima esperienza positiva diventa essenziale. E in questo processo, l’asino è un ottimo alleato.
Ma perché proprio l’asino?
La delicatezza dell’asino nell’avvicinare l’enorme muso alla piccola mano del bambino, l’immobilità assoluta davanti alla frenesia dei movimenti di un bimbo in piena goffaggine motoria, lo sguardo e le orecchie attente alle sue intenzioni richiamano un senso di protezione materna, un accudimento primario, totale fiducia e affidamento: l’asino richiama il rapporto con l’adulto sia per dimensione che per la possibilità di offrire accoglienza. Rimanda un senso di tenerezza e dolcezza: queste grandi orecchie buffe, questo corpo un po’ sproporzionato, questo pelo crespo e arruffato, questi grandi occhi dolci e remissivi. Ha movimenti lenti e delicati. Raramente entra in ansia davanti a movimenti bruschi, goffi e poco delicati.
Quali attività possibili tra bambini così piccoli e un asino?
Il bambino, principalmente nei suoi primi tre anni di vita, ha bisogno di un adulto da cui dipendere per sopravvivere, a cui potersi affidare. Un adulto che è per lui un punto di riferimento e grazie al quale apprende ogni cosa. L’asino rispecchia in pieno queste caratteristiche ma certo non si può sostituire all’adulto di riferimento. Le attività con bambini così piccoli, perciò, devono passare necessariamente per i genitori. Un’attività svolta è un pezzo di vita, una memoria, un apprendimento da fare insieme. Diventa così un’attività che riempie e soddisfa tanto il genitore quanto il suo bambino. Se il genitore sta bene il suo bambino sta bene. I due, con un linguaggio che è solo il loro, un linguaggio unico, possono insieme scoprire l’asino toccando le varie parti del suo corpo, possono abbracciare l’asino, possono camminare con l’asino e sull’asino. Possono scoprire l’emozione dell’essere cercati da lui.
Tutte le attività sono gestite da un’equipe multidisciplinare. Lo psicologo guida e indirizza la coppia genitore-bambino mentre il coadiutore è il responsabile della gestione dell’asino ai fini dell’interazione e del benessere dell’animale durante l’attività.
Ma perché è necessaria la figura dello psicologo per questa attività?
Perché la relazione adulto-bambino va protetta e preservata proprio perché così fondamentale. Lo psicologo ha gli strumenti per leggere le dinamiche che si creano nella coppia e capire come strutturare o modificare l’attività con l’asino. Se infatti è vero che è importante avere una prima esperienza positiva, lo psicologo si deve fare garante di questo processo. Deve modulare l’intensità della relazione con l’animale per rispettare l’emotività della coppia adulto-bambino.
Lo psicologo oltre a mediare la relazione con l’animale accoglie e restituisce i vissuti sperimentati perché non rimangano solo emozioni inespresse. Prova a dare significato a ciò che si vive in quel momento e a restituire alla coppia l’esperienza rielaborata. L’attività che si vive è estremamente complessa, coinvolge tutti i sensi: sentire il calore del corpo dell’asino, il suo pelo ruvido, il suono del suo respiro, il calore del suo respiro, l’odore del suo essere, l’intensità del rispecchiarsi nei suoi occhi. Ciò che i sensi percepiscono richiama nella mente dell’adulto delle immagini, delle memorie. Memorie che invece il bambino sta costruendo proprio in quel momento insieme al suo genitore.
Lo psicologo perciò, attraverso la mediazione dell’asino, sostiene la coppia nella costruzione di nuovi ricordi, ricordi positivi e ricchi di significato condiviso.
Perché è importante questo incontro?
Perché possa rimanere nella mente che l’incontro con l’asino rappresenta l’incontro con l’Altro da sé, un incontro sempre complesso, ricco di nuove sensazioni ed emozioni.
Perché è importante che queste sensazioni ed emozioni possano essere pensate per far sì che abbiano un significato positivo e costruttivo nella vita di un individuo.
Perché la curiosità che ci spinge alla conoscenza dell’Altro rimanga un’esperienza positiva, così da spingerci alla ricerca continua nel corso della vita di questa sensazione.
Perché l’esperienza con l’asino è un’esperienza di accoglienza, di rispecchiamento e di serenità. Perché l’asino porta fiducioso il piccolo bambino sulla sua groppa e insieme al genitore lo accompagna per un pezzo di strada da fare insieme.
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