Quando parliamo di sadomasochismo, le prime immagini che ci vengono alla mente riguardano la sfera sessuale. Come molti di voi sapranno, la parola sadismo prende le mosse dalla figura del Marchese de Sade, aristocratico francese autore di diversi libri erotici e di alcuni saggi filosofici, in cui è evidenziata la figura del sadico come individuo capace di compiere, con scientifica razionalità, ogni sorta di azione volta al male.
Il termine masochismo, invece, deriva dallo scrittore austriaco Leopold von Sacher-Masoch, autore del romanzo Venere in pelliccia, ove si descrive proprio una relazione di tipo masochistico, nella quale il piacere è associato alla sottomissione, al dolore, all’umiliazione del Sé.
Tuttavia, le relazioni sadomasochistiche non riguardano soltanto la sfera sessuale, ma fanno riferimento a una serie di vissuti incentrati sul potere e sulle dinamiche emozionali primitive “alto-basso” e “attivo-passivo”. Sadismo e masochismo sono concetti molto meno netti di quel che si pensi, si articolano in forma circolare e prevedono spesso un ribaltamento di ruoli, sino a una co-dipendenza inestricabile fra le due posizioni.
Proverò qui a parlarne facendo riferimento a una serie tv che ha avuto molto successo negli ultimi tempi, Baby Raindeer.
Baby Raindeer, letteralmente “piccola renna”, è una serie targata Netflix che ha avuto rapidamente un successo planetario, diventando in breve tempo la più vista sulla piattaforma.
La serie è stata scritta, diretta e interpretata da Richard Gadd, sceneggiatore e attore scozzese, che ha scelto di scrivere una serie televisiva, raccontando i fatti che ha vissuto in prima persona, mettendoci dunque la faccia, ma anche le proprie fragilità emozionali.
La serie racconta le vicende di Donny, un aspirante stand up comedian che, giunto all’età di 30 anni, non ha ancora raggiunto il successo, un successo che desidera intensamente. Donny si ritrova invischiato in una realtà senza prospettive. Lavora in un pub per sopravvivere, la carriera da comico non decolla, vive dalla madre della sua ex fidanzata, sta esplorando un nuovo rapporto sentimentale con Teri, una donna trans che vorrebbe rendere pubblica la loro relazione, scontrandosi con la vergogna dello stesso Donny, che sembra non accettare la propria bisessualità.
In quella vita sospesa entra prepotentemente Martha, una donna di circa 40 anni che si siede al bancone del pub, chiede una diet coke, ma dice di non avere soldi per pagarla. Donny prova pietà e le offre la bevanda, quando la donna comincia a raccontare una storia incredibile, che stona molto con la sua impossibilità a pagare una coca-cola: è un’avvocata di successo, conosce tante personalità di spicco del mondo politico, ha una vita sempre piena e con poco tempo libero. Eppure comincia a passare ore interminabili al pub di Donny, che gradualmente comincia a provare affetto per Martha, che gratifica il suo narcisismo riempiendolo di complimenti e attenzioni.
Donny non sa che ha appena dato avvio al suo inferno personale. Martha s’insinua in modo sempre più insistente nella sua vita, comincia a scrivergli mail in modo ossessivo, a pedinarlo sotto casa, a seguirlo ovunque lui vada. In poco tempo, Donny scopre che Martha è una stalker seriale, già condannata in passato per questo tipo di crimine.
Tuttavia, Donny sembra non poter fare a meno di Martha: percepisce che in lei c’è un vuoto, una ferita antica, a cui non sa dare nome, ma nella quale lui si identifica. Così comincia a compiere tutti i passi più scriteriati nei confronti di Martha: non la denuncia, lascia che lei incontri Teri e la aggredisca, fino a quando non riesce a minacciare non solo Donny, ma anche i suoi genitori. Donny è spaventato, ma allo stesso tempo non riesce a separarsi completamente da lei.
Arrivati a metà della serie, lo spettatore non riesce a comprendere il comportamento di Donny. Perché non fa semplicemente la cosa giusta? Perché sembra così testardamente intenzionato a lasciare che Martha gli distrugga la vita?
Il quinto episodio della serie rappresenta la chiave per interpretare l’intera opera di Gadd. E’ un episodio disturbante, nel quale Donny-Gadd ripercorre gli ultimi 5 anni della sua vita, che lo conducono in un vortice di umiliazione, abuso e degradazione che sembra irreparabile.
Donny era un giovane comico di belle speranze, ancora convinto che il mondo dello spettacolo avrebbe spalancato le porte al suo talento, senza grandi sforzi. Durante un festival, conosce Darrien, uno sceneggiatore di grande successo, che decide di prenderlo sotto la propria ala. Darrien, tuttavia, comprende da subito il bisogno di attenzioni e successo di Donny e lo sfrutta nel modo più violento. Invita Donny a casa sua e gli fa assumere droghe sempre più pesanti, che portano il giovane comico a perdere più volte i sensi. Donny ripete l’esperienza per giorni, settimane, mesi. Donny con il tempo comprende che Darrien lo ha stuprato in più occasioni mentre lui era incosciente.
Come dirà lo stesso Donny in un momento di coming out pubblico: “è questo che comporta l’abuso, attrae i casi umani, perché è la ferita aperta che li attrae”.
Finalmente cominciamo a intravedere cosa c’è dietro la storia del rapporto fra Martha e Donny e quale sia il senso che Richard Gadd vuole dare alla sua opera. Non è interessato a parlare di stalking da parte di una persona con evidenti disagi psichici, un abuso così palese che, nonostante tutte le resistenze, alla fine è semplice da denunciare. Gadd vuole parlare di cosa si cela nel “mondo dei sani”: abusi e stupri subdoli, manipolatori, da parte di chi è in grado di determinare il tuo successo personale, offrendo l'illusione del potere.
Qui si comprende il vero fulcro del rapporto sadomasochistico, giocato in un continuo spostamento di ruolo, nel quale il protagonista è contemporaneamente vittima e carnefice, sedotto e abusato, ma anche attratto dalla distruzione di Sé e degli altri di cui si circonda. Donny prova un’ampia gamma di emozioni: inizialmente nega gli avvenimenti e si lancia in una pletora di rapporti sessuali occasionali, mettendosi in situazioni di pericolo, ma che percepisce come occasioni per riacquistare controllo sul vissuto di umiliazione legato all’abuso subito, scegliendo di rischiare, anziché subire una situazione rischiosa. In seguito, emergono il senso di colpa, l’odio, il bisogno autodistruttivo e quello di sabotarsi, sempre nel tentativo di determinare gli eventi e non percepirsi più come oggetto di stupro.
Infine, agli occhi dello spettatore appare lampante la visione dicotomica che Donny ha del suo abusatore, una dicotomia che è frequente nel vissuto di molte persone abusate. Con la sua violenza, Darrien ha semplicemente mostrato a Donny quale sia il suo vero Sé e dunque deve essergli grato, oppure ha creato un nuovo Sé che non ha possibilità né di redenzione, né di riparazione.
Questa ambiguità è fondamentale per comprendere il processo relazionale del comportamento sadomasochista. La netta distinzione fra vittima da una parte e carnefice dall’altra, fra masochista in un polo e sadico nell’altro, è necessariamente una riduzione e testimonia il modo in cui oggi tendiamo a intepretare la violenza.
Una violenza che riguarda gli individui che, quando non sono malati sono cattivi, e mai le relazioni co-dipendenti. Eppure la violenza è un meccanismo che appartiene a ciascuno di noi. Nel sadomasochismo tale violenza si confonde e confonde, perché i ruoli sono meno limpidi di quanto non siamo abituati a sperimentare nelle relazioni quotidiane. La componente sadica e quella masochistica si scambiano come in un role play. Il sadico dipende dal masochista, il masochista dipende dal sadico, gli è contemporaneamente debitore e creditore, in un processo che, attraverso l’agito violento, tenta di dare senso al Sé, alla propria parte distruttiva e autodistruttiva e alla violenza che alberga in noi.
Oltre a ciò, Gadd manda un messaggio divergente. La sua è una serie che parla della malattia mentale ricostruendo i nessi, senza delegare al singolo il carico del disagio. Non è la condanna dello stalking il fulcro del racconto, quanto l'attrazione profonda che proviamo per il trauma, personale e altrui, senza proporre l'idea rassicurante che ci siano uno stalker e uno stalkerato, ma due persone che proiettano a vicenda il proprio disagio, nella speranza illusoria di una rimarginazione della ferita impossibile. Poi - e qui Gadd torna su un piano razionale, più che emozionale - c'è chi lo fa in forme socialmente accettabili e chi meno, ma l'essenza più intima è la stessa.
Baby Raindeer è una serie che racconta il legame complesso che lega le persone coinvolte in rapporti violenti. E potremmo affermare che l’intera serie sia soltanto il prologo alla scena finale, la vera anima di tutta l’opera. Donny si ritrova in un pub, dopo aver ceduto nuovamente a Darrien, pur di fare carriera, dopo essersi liberato di Martha, ormai in carcere. Ascolta nelle cuffie del suo iphone un messaggio che Martha le aveva mandato e nel quale svela i suoi traumi infantili. Donny chiede una vodka e cola, ma si accorge di non avere soldi. Il barman gli dice di non preoccuparsi e gli offre il cocktail. Donny finalmente comprende Martha: nel momento di ricaduta più buio, ne comprende la profonda solitudine, l’intollerabile sensazione di impotenza, ma anche il bisogno di essere riconosciuta dall’altro, anche soltanto attraverso un semplice gesto, come la gentilezza dell’offerta di una bevanda.
Concludo questo testo con un dato di cronaca. Dopo il successo della serie, l’opinione pubblica ha fatto di tutto per scoprire chi fosse la vera Martha, riuscendo a identificarla. Sul web è pieno di articoli che rivelano la persona reale che c’è dietro il personaggio della fiction.
Al contrario, in pochi hanno provato a cercare di scoprire chi ci fosse dietro Darrien. Segno che, nonostante le intenzioni dell’autore, la nostra cultura è ancora più attratta a setacciare morbosamente la mente “malata” della stalker, ma non la depravazione, la violenza e l’abuso di potere che permea certi ambienti, come quello dell’intrattenimento e dello spettacolo.
Qualcuno ha compreso quale fosse l’intento di Gadd, raccontare la complessità delle relazioni umane e del trauma. Qualcun altro è rimasto in superficie, attratto in modo semplicistico dalla rappresentazione dello stalking e della patologia mentale come deviazione enigmatica, da indagare, portare alla luce e gettare in pasto all’opinione pubblica.
C’è ancora chi vede in Darrien una norma spiacevole ma inevitabile e in Martha il mostro da rinchiudere in cella. Gadd propone una visione molto più difficile da affrontare, denunciando gli abusi subiti da chi aveva potere e identificandosi in chi, pur colpevole di stalking, non ha alcun potere a garantirgli la libertà, a insabbiare le proprie azioni.