A cura di Valeria Duca componente del Gruppo di Lavoro Psicologia e Scuola
I bambini gifted sono coloro che, rispetto ai pari, mostrano (o hanno il potenziale per mostrare) un’abilità sorprendente in un determinato momento e in specifiche aree considerate di rilievo nella propria cultura di appartenenza (Keating, 2009; Pfeiffer, 2013; Sternberg et al., 2011).
In riferimento all’area cognitiva si parla quindi di iperdotazione o plusdotazione cognitiva in presenza di abilità cognitive marcatamente superiori alla media. Si stima che tale caratteristica sia presente nel 2-5% della popolazione. Le caratteristiche più comunemente osservate sono la precocità e la velocità nell’apprendimento, l’ampio vocabolario e bagaglio di conoscenze e un’elevata curiosità per argomenti e concetti, anche astratti, che gli stessi coetanei faticano a comprendere (Ronchese et al., 2013).
Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, non si sta parlando di “piccoli geni” o studenti “modello”: il profilo di iperdotazione cognitiva non sempre garantisce una risposta ottimale all’ambiente scolastico, sia dal punto di vista didattico che emotivo e relazionale. Molti bambini iperdotati cognitivamente presentano infatti uno sviluppo disarmonico in cui coesistono capacità cognitive molto elevate e un livello di sviluppo emotivo, sociale o psicomotorio adeguato all’età cronologica o addirittura inferiore, che espongono il bambino ad un rischio maggiore di difficoltà nel funzionamento scolastico o sociale.
La presenza di un profilo di iperdotazione cognitiva è innanzitutto un punto di forza, una risorsa sia per l’individuo che per la società, pertanto va riconosciuta, accolta e valorizzata concorrendo a sostenere potenzialità e talenti di ciascun alunno e ad evitarne la dispersione.
I punti di forza e le criticità
I punti di forza di un alunno con iperdotazione cognitiva possono essere la velocità di apprendimento, la curiosità, la motivazione intrinseca, le capacità di astrazione, il senso di giustizia, l’ampio vocabolario, le buone capacità di osservazione, la creatività, la persistenza e la concentrazione, l’empatia, livelli elevati di energia, il senso dell’umorismo, l’immaginazione. Alla luce delle possibili disarmonie nello sviluppo globale del bambino, tali caratteristiche possono dare origine anche ad alcune criticità nell’adattamento al contesto scolastico, in particolare in situazioni in cui il profilo di iperdotazione non viene riconosciuto e adeguatamente valorizzato a livello educativo e didattico. Tra le più frequenti criticità troviamo la noia, l’impazienza e il rifiuto verso compiti ripetitivi. È inoltre possibile osservare un’eccessiva frequenza di interventi e domande durante la lezione, la tendenza a correggere o a non tollerare errori o incertezze dei compagni, un eccesso di autocritica o di critiche verso docenti o compagni, difficoltà ad accettare insuccessi o rimproveri, scarso impegno o motivazione verso temi percepiti come troppo facili o poco interessanti, un approccio al compito dispersivo e disorganizzato. Da considerare anche il rischio di isolamento sociale e bassa autostima, legati alla percezione della differenza con i pari e al mancato riconoscimento delle potenzialità da parte del contesto educativo.
Il contesto scolastico può aiutare?
Il contesto scolastico riveste un ruolo fondamentale nel contribuire a costruire le migliori condizioni per rispondere ai bisogni educativi di questi alunni, valorizzarne e promuoverne i talenti, riducendo i fattori di rischio del disadattamento e della dispersione.
L’approccio educativo e didattico più efficace con l’alunno gifted si basa sul riconoscimento delle caratteristiche peculiari di ciascun alunno, andando oltre ad un semplice etichettamento. Tra le possibili modalità di intervento le strategie più comuni prevedono ad esempio la possibilità di introdurre dei momenti di libera scelta dell’attività didattica, offrendo diversi argomenti e/o materiali che si avvicinino agli interessi dell’alunno; risulta utile inoltre predisporre attività significative e legate agli interessi dell’alunno da portare avanti ogni volta che termina la consegna in anticipo, con l’accortezza di non destinare tale tempo al recupero di eventuali lacune, ma solo all’approfondimento di un argomento di suo interesse, preventivamente concordato con l’insegnante. Un’ulteriore possibilità è la modulazione graduale delle consegne e delle richieste, che possono essere strutturate a difficoltà crescente fino a stimolare quei processi di apprendimento più vicini al funzionamento cognitivo dell’alunno cognitivamente dotato, aumentando ad esempio il livello di astrazione, di creatività, di sfida o di pensiero critico richiesto dal compito (si veda ad esempio la revisione del modello della “Tassonomia di Bloom” proposta da Anderson nel 2014). Utile inoltre anche assegnare dei compiti che prevedano la realizzazione di un “prodotto” finale da presentare alla classe (Rigon et al. 2017). Tali attività non devono necessariamente essere riservate allo studente “gifted”, è anzi raccomandabile estenderle anche ad altri alunni e cercare di mantenere sempre un certo livello di aggancio al percorso del gruppo classe.
Oltre a consentire di accogliere i bisogni educativi dell’alunno gifted e a promuovere i suoi punti di forza, un approccio educativo e didattico a sostegno del talento concorre ad evitare che l’alunno ottenga sistematicamente valutazioni positive o eccellenti senza la necessità di alcun impegno o sforzo, senza apprendere gradualmente un metodo di studio e senza incontrare occasioni in cui imparare a gestire eventuali insuccessi o difficoltà. Garantendo invece un adeguato livello di complessità delle richieste didattiche è possibile favorire l’acquisizione di un adeguato metodo di lavoro e di studio e lo sviluppo di una maggiore consapevolezza e controllo metacognitivo delle proprie caratteristiche e potenzialità.
Tenendo conto dell’ampia variabilità presente in ciascun bambino o ragazzo gifted, è infine utile supportare anche a scuola le abilità di gestione delle emozioni e del comportamento, facendo riferimento alle principali indicazioni psicologiche sul tema (si vedano ad esempio gli stili educativi, le tecniche di rinforzo comportamentale, la didattica metacognitiva, le strategie per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva), ricorrendo, ove possibile, anche alla collaborazione con lo psicologo scolastico.
Bibliografia
- Anderson L.W. et al. (2014), A Taxonomy for Learning, Teaching, and Assessing: A Revision of Bloom’s, Pearson Educational Limited, Edinburgh Gate.
- Rigon F. et al. (2017), L’iperdotazione cognitiva a scuola: la didattica a sostegno del talento, “Psicologia e Scuola” Mag.-Giu. 2017, Giunti Editore
- Ronchese M. et al. (2013), I bambini gifted e la scuola, “Giornale di Neuropsichiatria dell’Età Evolutiva”