Narcisismo patologico

Narcisismo patologico

BoJack Horseman è una serie animata andata in onda su Netflix dal 2014 al 2020. Il protagonista è un attore di Hollywood decaduto, rimasto aggrappato al suo unico successo avvenuto molti anni prima, una sitcom degli anni ‘90 in cui interpretava un padre adottivo di 3 bambini orfani, per i quali diventa presto un punto di riferimento.
Il mondo di BoJack è contemporaneamente fantastico e incredibilmente realistico. Se i personaggi sono un misto fra esseri umani e animali antropomorfizzati (BoJack è un cavallo; Princess Carolyn, la sua agente, è una gatta; Mr. Peanutbutter, amico e rivale nel lavoro, è un cane; Diane, la sua biografa ufficiale, è una ragazza di origini vietnamite; Todd, il suo coinquilino, è un ragazzo bianco, pieno di idee bizzarre e inconcludenti), i drammi e le emozioni rappresentate sono una fucina di spunti per identificarsi nelle vicende narrate.

BoJack è un alcolista, egocentrico e incapace di amare le persone che gli stanno accanto, che spesso sfrutta più o meno esplicitamente per raggiungere i suoi scopi, che non sono solo impossibili da soddisfare, ma quasi sempre dalla doppia morale: si comprende che BoJack è solo e fa di tutto per riempire il suo vuoto interiore, ma le sue azioni finiscono per deludere le persone che - a volte ci si chiede perché - gli restano vicine. 

L’episodio in cui la solitudine di BoJack emerge in modo dirompente, fino a saturare l’intera puntata, è un colpo di genio degli sceneggiatori e dei disegnatori della serie, Free Churro. Un episodio rivoluzionario dal punto di vista formale, dal momento che è composto da un unico monologo del protagonista che dura 40 minuti. L’animazione è ridotta al minimo indispensabile, le immagini devono distrarre meno possibile dalla vera anima del racconto: il soliloquio di BoJack durante l’elogio funebre della madre appena scomparsa. Le parole, le emozioni, le bugie e la rabbia del protagonista sono le protagoniste della scena e lo spettatore è costretto ad entrare nel mondo interno di BoJack volente o nolente.
La frase io ti vedo - le ultime parole rivolte dalla madre a BoJack - diventa la chiave di volta per comprendere l’intimità del protagonista, un uomo-cavallo di mezza età che è ancora tormentato dal dubbio di non essere mai stato riconosciuto e accettato per quello che era dai suoi genitori e che cerca approvazione e adorazione dagli altri per placare la sua angoscia esistenziale.

BoJack Horseman è un esempio da manuale di narcisismo patologico e non a caso in rete fioccano gli articoli sul tema. L’egoismo, la manipolazione continua delle emozioni altrui, l’impossibilità di appagare il suo bisogno di riconoscimento, la dipendenza, sono tutti elementi che caratterizzano il narcisismo, che nel linguaggio odierno diventa presto patologico, forse con troppa urgenza.
I fan della serie, infatti, pur riconoscendo la terribile tendenza distruttiva del protagonista, si identificano spesso in lui e ritrovano qualcosa di sé stessi. Questo vuol dire che siamo tutti un po’ narcisisti patologici? Evidentemente il narcisismo è un meccanismo di base che ci appartiene, mentre la sua connotazione patologica è qualcosa di liminale, il confine è labile ed è difficile definire quando la soglia viene oltrepassata. Le vicende di BoJack in fondo ci ricordano che si può sempre tornare indietro.

L’aspetto più interessante della serie, ciò che la rende un vero capolavoro, è che l’evoluzione di BoJack passa prima di tutto attraverso le relazioni con gli altri.
Pur descrivendo un mondo individualista, gli autori sono consapevoli che solo il rapporto con gli altri permette una vera emancipazione dalle parti più oscure del nostro Sé.
Princess Carolyn e Todd sono i due personaggi più dipendenti da BoJack. Lo amano, si fidano e si affidano, per essere puntualmente delusi. Entrambi capiranno che l’unica evoluzione possibile è rinunciare a trovare in BoJack la soddisfazione dei propri desideri di autonomia (Todd) e di maternità (Princess Carolyn). Ed è proprio grazie a loro che BoJack capirà la sterilità del suo vuoto e delle sue recriminazioni declinate al passato.

Nella meravigliosa scena conclusiva della serie, BoJack incontrerà di nuovo l’anima a lui più congeniale, Diane, sopra un tetto di un palazzo. Senza fare troppi spoiler, il conflitto si risolverà nel modo forse meno appassionante per uno schermo televisivo, ma con vette di realismo difficili da trovare in un’opera d’intrattenimento. La sospensione e l’attesa, lo spazio di riflessione nel quale le emozioni possono essere finalmente pensate e non solo agite

PrecedenteIl padrone nella testa
SuccessivoDopo Capodanno