Inizio della scuola e ansia da separazione. Fare spazio all’ascolto

Inizio della scuola e ansia da separazione. Fare spazio all’ascolto

“La fine dell’estate e l’inizio di un nuovo anno scolastico possono essere momenti stressanti per genitori e figli”, afferma la psicologa Lynn Bufka, PhD. “Mentre cercano di gestire il lavoro e la famiglia, i genitori possono a volte trascurare i sentimenti di nervosismo o ansia dei loro figli all’inizio della scuola. Lavorare con i figli per costruire resilienza e gestire le loro emozioni può essere utile per la salute psicologica di tutta la famiglia “.

Il tema è quello del cambiamento. Affrontare un momento critico, considerandone le dimensioni concrete e quelle emotive.

Concretamente, il ritorno a scuola può avere livelli di complessità molto diversi: può trattarsi di un inserimento al nido, il cambio di classe o di scuola, un anno in cui si prepararano esami finali. Può prevedere un totale sconvolgimento degli assetti del sistema famiglia, in termini di organizzazione di agenda e spazi, o può riattivare un meccanismo già rodato.

Sicuramente riguarda tutti gli attori coinvolti ed è buona cosa non dedicarsi soltanto ai dettagli organizzativi, ma prendere in considerazione anche gli aspetti affettivi legati al momento. 

Soprattutto se i bambini sono piccoli, il momento dell’inizio della scuola prevede il distacco da una esperienza di vicinanza affettiva e di condivisione, di libertà e gioco, che si è rafforzata durante le vacanze.

Rinunciare a un certo grado di intimità, rivedere i propri progetti, ribilanciare gli investimenti di energia personale, tornare nel mondo di tutti i giorni, insomma.

I bambini/ragazzi possono sentire lo stress di dover affrontare ritmi e compiti cadenzati e imposti. L’esperienza della relazione con gli insegnanti, il peso dello studio, le sfide della relazione con i compagni. La scuola è un universo in cui la protezione garantita dal nido familiare lascia spazio a confronti più individuali, a proposte maturative nuove e diverse.

L’ autostima, la confidenza nei mezzi personali, la capacità di fare spazio all’altro da sé, l’interiorizzazione del sentimento di sicurezza fornito dalle figure di accudimento genitoriale: questo è il bagaglio di risorse psicologiche e affettive con cui un bambino/ragazzo affronta il cambiamento.

A questo fa specchio e risonanza la posizione dei genitori. Non soltanto quello che i genitori dicono con funzione di incoraggiamento (Vai, non preoccuparti, andrà tutto bene) ma anche e soprattutto la loro autentica disposizione affettiva. Sappiamo infatti quanto i figli siano sensibili alla dimensione non verbale della comunicazione con i genitori, e quindi è bene essere consapevoli di quali qualità affettive si trasmettono quando si affronta il distacco. Piuttosto che minimizzare a tutti i costi l’eventuale ansia da rientro, si può dedicare più spazio, per esempio, all’espressione dei sentimenti legati al momento.

La disponibilità ad accogliere anche sentimenti di ansia e timore aiuta a percepire questi sentimenti come “compatibili” con il momento, non assurdi. Questo può essere il terreno da cui poi analizzare nel dettaglio i dubbi e i timori, magari elaborando insieme qualche strategia di fronteggiamento. 

Se è vero che ci sono regole di base legate al buonsenso, come ad esempio rendere progressivo l’impegno con i compiti, non dimenticare di lasciar spazio al riposo e all’attività fisica, promuovere la socialità tra compagni, etc., il rischio è che anche i genitori siano schiacciati da un’ansia performativa legata a fantomatici modi ideali di comportarsi: le chat tra genitori e i blog tematici possono trasformarsi da utili strumenti di rete e approfondimento a letali ricettacoli di manie di controllo e frustrazione.

Sembra facile come una ricetta della nonna, e non lo è: la cosa più utile è mettersi in ascolto empatico e rafforzare uno spazio di confronto tra genitori e figli.

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