Psichedelia Prima Parte

Psichedelia Prima Parte

Felix è un uomo che ha superato i 30 anni. Il suo sguardo è determinato, trasmette calma e serenità. E’ su un letto di una clinica, indossa una t-shirt che emana lo stesso candore delle lenzuola bianche su cui è sdraiato.
La sua mente lo riporta indietro nel tempo e nello spazio. Ora si trova nel grembo materno, ma la sensazione che prova non è di conforto o di calore. Non riesce a respirare, il cordone ombelicale si è aggrovigliato attorno al suo collo. Adesso Felix è sospeso fra la vita e la morte e deve fare una scelta: morire o lottare per liberarsi e tornare a respirare.
La scena si conclude con il ritorno alla vita. Felix parla con sua madre e le racconta quello che la sua mente ha prodotto, che non è un sogno anche se potrebbe sembrare. E’ una visione ancestrale di cui non conosce ancora i nessi con la sua storia personale.
Mentre parla con sua madre, Felix fa una scoperta sconcertante. Nella fase finale della gravidanza, Felix ha avuto problemi al cuore, il suo battito non era abbastanza forte. La visione che ha avuto ha allora assunto un senso molto più chiaro. Felix non stava solo immaginando, stava ricordando un’esperienza traumatica vissuta nel grembo materno. Come lui stesso dice, quella visione gli ha permesso di elaborare gli aspetti emozionali legati al trauma.

Con questo racconto si apre How to Change Your Mind, documentario in 4 episodi uscito su Netflix quest’anno e basato sul libro del giornalista americano Michael Pollan How to Change Your Mind: What the New Science of Psychedelics Teaches Us About Consciousness, Dying, Addiction, Depression, and Transcendence, uscito nel 2018. Pollan è anche autore della serie, di cui è narratore principale e sceneggiatore.
La serie è molto affascinante, ne consigliamo la visione, pur prendendo tutte le precauzioni del caso. Protagoniste del documentario, infatti, sono le sostanze psichedeliche, indagate approfonditamente come strumento terapeutico per alleviare i sintomi, ridurre la sofferenza e più in generale intervenire sul disagio mentale ed esistenziale.
E’ importante ricordare che in Italia la coltivazione o produzione di sostanze psichedeliche costituisce reato e la loro assunzione - anche quando è dimostrato che il possesso è in quantità ridotte, dunque per uso esclusivamente personale - è comunque un illecito.
A differenza di altri paesi, come gli Stati Uniti, in cui i trial clinici sull’uso di sostanze psichedeliche a scopi terapeutici sono aumentati vertiginosamente negli ultimi anni, in Italia le ricerche sperimentali sono ancora molto scarse.

Cominciamo però con alcune informazioni di base. Che cosa significa psichedelico e quali sono le sostanze considerate psichedeliche?  

Il termine fu coniato dallo psichiatra canadese Humphry Osmond nel 1957 in modo non convenzionale. Osmond era in contatto epistolare con lo scrittore Aldous Huxley, divenuto famoso per il suo libro Le porte della percezione, nel quale descrive le sue esperienze personali vissute dopo l’assunzione di mescalina.
I due decidono di scambiarsi opinioni e considerazioni relative all’uso di sostanze che alterano la coscienza ed amplificano le percezioni sensoriali. Per farlo scelgono di parlare in versi, in un gioco creativo alla ricerca di un termine che possa sintetizzare l’effetto sulla mente di tali sostanze. Alla fine è Osmond a tirare fuori il coniglio dal cilindro. In una delle lettere scrive:
“To fall in Hell or soar Angelic, you'll need a pinch of psychedelic” (“per cadere all’inferno o librarti angelico, hai bisogno di un pizzico di psichedelico”).
Il termine psichedelico nasce dunque per gioco, diventando rapidamente uno dei neologismi più utilizzati del ‘900. Letteralmente deriva dai termini greci “psykhè” (“anima, psiche”) e “delos” (“chiaro”) e significa “che rivela la psiche, la coscienza”.
Le sostanze psichedeliche, sin dalle origini, sono state associate al concetto di rivelazione: l’esperienza indotta ha un carattere mistico e allo stesso tempo demistificatore. Porta con sé l’idea che il farmaco (la “droga” nella doppia accezione anglosassone) sia in grado di liberare l’individuo dagli schemi di pensiero culturali, sociali, familiari e personali interiorizzati sin dall’infanzia, per accedere a dimensioni ulteriori della percezione. Un senso religioso accompagna il loro consumo, come avvenuto per secoli in molte società tradizionali, da quelle mesoamericane sino alla cultura greca, nella quale si ritiene che l’elite di adepti in grado di accedere ai Misteri Eleusini facesse ampio uso rituale di sostanze psicotrope.

Gli psichedelici più conosciuti sembrano quasi tutti usciti dalle rivoluzioni culturali e spirituali degli anni ‘60 e ‘70: l’LSD, la psilocibina (la sostanza contenuta nei funghi allucinogeni), la mescalina contenuta nel peyote, l’MDMA, la dimetiltriptamina o DMT (la sostanza principale dell’ayahuasca), sino alla più controversa, la ketamina, l’unica fra queste che si ritiene crei dipendenza, se assunta per soli scopi ricreativi.

Il maggior imputato che si ritiene abbia causato la discesa negli inferi dell’uso delle sostanze psichedeliche è Timothy Leary.
Leary era uno psicologo che lavorava ad Harvard e che assieme ad uno dei maggiori ricercatori dell’epoca, Richard Alpert, aveva cominciato a verificare gli effetti della psilocibina e dell’LSD sulla mente.
Dopo qualche anno di intensa ed entusiasmante attività, in Leary ci fu una frattura. Da eminente e pacato studioso accademico, si trasformò in divulgatore, spesso ospite televisivo, e promotore dei movimenti controculturali, underground, hippie degli anni ‘60.
Durante un concerto, Leary salì sul palco con la nuca completamente cosparsa di fiori e pronunciò lo slogan che divenne simbolo della rivoluzione hippie: "Turn on, tune in, drop out" ("Accenditi, sintonizzati, abbandonati").
Da quel momento gli psichedelici cominciarono a diffondersi fra i più giovani, uscendo dai laboratori e dalle cliniche psichiatriche, per inondare le strade e le case dei manifestanti pacifisti, fornendo a Nixon una sponda per inaugurare la sua Guerra alle droghe, motivata anche dal crescente dissenso che la cultura hippie stava sviluppando nei confronti del militarismo statunitense, coinvolto da anni nel sanguinoso conflitto in Vietnam.

La vera sorpresa che emerge dalla biografia di Leary, ben documentata in How to Change Your Mind, è che la maggior parte degli psichedelici - benché molte società pre-industriali ne conoscessero gli effetti (come nel caso della mescalina o della psilocibina) - venne sintetizzata per la prima volta o riscoperta in laboratorio, nell’ambito della ricerca chimico-farmaceutica e psichiatrica degli anni ‘40-’50…

to be continued

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