Un uomo è seduto alla sua scrivania, intento a scrivere una lettera appassionata. E’ curvo sulla carta, i baffi curati e l’occhialetto tondo e stretto che sarebbe tornato di moda soltanto decenni dopo. Quell’uomo è Marc Bloch, uno dei più importanti storici del Novecento, e sta scrivendo al suo più grande amico e collega, Lucien Febvre, con frenesia e agitazione. Ha qualcosa di molto importante da comunicargli, ma anche qualcosa di tremendamente inconfessabile. Prova ad utilizzare tutte le cautele retoriche che ha a disposizione, perché sa che il suo amico potrebbe non approvare. Marc Bloch ha deciso di studiare la storia del cinema! A noi fa sorridere, ma all’epoca il Cinema era considerato dall’alta società, quella a cui Bloch appartiene, un prodotto di massa diseducativo e scabroso. Era l’epoca in cui ancora l’arte rappresentativa era materia del teatro, mentre il cinema serviva soltanto a riempire le pance del popolino. Per Bloch, il cinema rappresentava tutt’altro. Ogni passione, comportamento, rito del popolo aveva un significato storico profondo e meritava tutta l’attenzione dell’accademia. E poi a Bloch il cinema piaceva visceralmente, vi trovava delle profonde risonanze con la realtà quotidiana.
Dagli anni ‘60 in poi, mentre il Cinema si elevava a settima arte, il suo posto veniva preso dalla televisione, l’oppio dei voyeuristi. Oggi la televisione è considerata rassicurante se paragonata ai pericoli del web e di Youtube. Un mondo, quest’ultimo, senza regole e visionario, governato dalla categoria di cui gli adulti hanno sempre avuto paura, i giovani.
Uno dei contesti che più terrorizza l’opinione pubblica è quello delle challenge su Youtube. Sfide più o meno pericolose, che coinvolgono schiere di ragazzi e ragazze, intenti ad ottenere visibilità e, perché no, a monetizzare.
Il recente caso di cronaca nel quale un bambino di 5 anni ha perso la vita, a seguito di un incidente stradale causato da un gruppo di youtuber che stavano appunto registrando un video per una challenge, ha destato l’indignazione di tutti, ma soprattutto di chi è poco pratico di cosa sia offerto sulla piattaforma online (qualcuno ha proposto restrizioni ai contenuti pubblicabili, qualcuno addirittura il divieto di poter monetizzare con i video, come se tutti gli youtuber proponessero gli stessi, pericolosi, contenuti).
Non entriamo nel merito dell’incidente, dal momento che le indagini sono in corso e non tutti i dettagli della dinamica della tragedia sono stati chiariti. Ci sembra però interessante fare una riflessione più profonda della semplice demonizzazione di Youtube e delle challenge.
Il collettivo di youtuber che è coinvolto nell’incidente ha un nome che non è casuale, TheBorderLine. Letteralmente il riferimento ai contenuti dei loro video è chiaro: una proposta di contenuti sulla linea di confine delle possibilità dell’essere umano. I video del gruppo, infatti, sono quasi sempre prove di resistenza estreme, dalle più innocue (“mangiare una lingua di mucca”), a quelle più rischiose (“passare 50 ore in una Lamborghini”, “sopravvivere nel deserto nero”, “sopravvivere 50 ore perso nella neve”, etc.).
Questo tipo di challenge è proposta da altri youtuber di livello internazionale, ma l’aspetto che qui è più interessante è che, nella nostra cultura, il borderline rappresenta anche una struttura di personalità ed un disturbo psichico che è ormai ampiamente entrato nell’immaginario collettivo.
Gli elementi di contatto fra il tipo di attività proposto dagli youtuber in questione e la personalità borderline sono principalmente due. Il paziente borderline anzitutto presenta sbalzi d’umore frequenti ed intensi, prova cioè sensazioni repentine ad alta carica emotiva, spesso ricercate attivamente, che si alternano ad emozioni depressive molto forti.
In secondo luogo, la personalità borderline spesso assume comportamenti rischiosi: consumo d’alcol e di droghe, abbuffate alimentari, guida spericolata (qui iniziamo ad intravedere un nesso più chiaro), sessualità promiscua e non protetta, atteggiamenti aggressivi, sostenuti da un vissuto d’onnipotenza che ne guida le azioni.
E’ naturalmente importante fare una distinzione. Le persone che hanno una personalità borderline vivono una condizione di sofferenza e disagio che poco ha a che fare con l’intrattenimento proposto dal collettivo di youtuber di cui stiamo parlando e che i terapeuti conoscono molto bene.
In questo contesto, tuttavia, è interessante approfondire quella che definirei una cultura mitica borderline, nella quale l’aspetto specificamente psichiatrico viene accantonato, per esaltare ciò che è estremo e “sopra le righe”. Una cultura che mescola l’intensità emozionale e la ricerca del pericolo alla spettacolarizzazione ed alla costruzione identitaria.
Parlo appositamente di cultura, per riferirmi a quell’insieme di significati e vissuti socialmente condivisi, che oltrepassano tanto le nuove tecnologie, quanto la retorica del “giovane”.
Si esprime nei contesti più disparati: dalla pornografia, al mondo della finanza (basti pensare allo stile di vita descritto in The wolf of Wall Street, con broker rampanti che superano ogni limite etico e fisico), allo sport.
In questo senso, l’esempio dei TheBorderLine è un tassello di un contesto culturale più ampio, che peraltro non è nuovo nella società occidentale. Ad inizio Novecento, il Futurismo proponeva il superamento dei limiti sociali e naturali grazie alla velocità, alla potenza ed alla tecnica proposti dal progresso tecnologico delle macchine.
Basterebbe leggere il Manifesto futurista per identificare un vissuto d’onnipotenza senza limiti, che oggi nel borderline - inteso in senso ampio - trova la sua evoluzione culturale.
In fondo, la nostra società non ci bombarda costantemente di pubblicità, prescrizioni motivazionali e tutorial in cui siamo invitati a “superare i nostri limiti”? Sono proprio il senso del limite e la sua trasgressione che ci danno indizi sui valori fondanti la nostra cultura, di cui certi youtuber (ma anche altre figure che su YouTube non lavorano) sono manifestazione e sintesi.