La costruzione di una scuola inclusiva
Che ruolo ha la scuola nel difendere la singolarità senza che diventi discriminazione?
La scuola si è mostrata finora spesso deficitaria rispetto alla possibilità di valorizzare ogni differenza livellando le disparità di trattamento a favore di un contesto maggiormente e realmente inclusivo. Ci riferiamo alla presenza di disabilità, di orientamenti sessuali e affettivi e identità di genere minoritarie, di religioni o etnie molto distanti dalla cultura italiana. Il lockdown e le restrizioni previste nei vari DPCM hanno peggiorato la condizione di molti, favorendo comportamenti di tipo cyberbullistico e discriminatorio: l’ultimo DPCM, per fare un esempio, ha escluso chi usufruisce di BES o vantaggi della L.104 dalla chiusura delle scuole che – di fatto – erano vuote e aperte esclusivamente a persone con disabilità e insegnanti di sostegno, rimarcando in modo visibile e netto le diversità. Alla luce di questo quadro complesso, caratterizzato da risorse limitate e limiti evidenti del sistema-scuola, ci siamo chieste in che modo sia possibile garantire una reale inclusione di bambini/e e ragazzi/e che – in minoranza – esprimono caratteristiche differenti per orientamento sessuale e identità di genere, presenza di disabilità, etnia o religione. Quale il ruolo della psicologia per facilitare la costruzione di un contesto più rispettoso delle varie prospettive e identità, educando alle differenze e garantendo una maggiore inclusività?