Distanziamento sociale: le forme e i luoghi dell’incontro

Possiamo pensare ad una socializzazione che prescinda dall’incontro di persona?

Con l’irruzione del Covid nella vita quotidiana, sono saltate le più scontate coordinate di attribuzione delle categorie amico/nemico. L’altro potrebbe essere amico e al tempo stesso nemico, la nostra mente è chiamata a risolvere continuamente l’indefinitezza e l’ambiguità emozionale. La scuola è un luogo nel quale forse più di altri si è sottoposti a tali sollecitazioni: essere vicini e al tempo stesso distanziati, muoversi in confini labili che definiscono un fuori pericoloso e un dentro vulnerabile. Improvvisamente, la scuola ha visto criticizzarsi la sua funzione di luogo primario ed essenziale di socializzazione. Improvvisamente, ci siamo trovati di fronte a nuove domande sul senso, sulle forme e sui luoghi dell’incontro affettivo. In questo nuovo assetto generale, si muovono molte domande: la privazione dell’esperienza del vedersi di persona ha davvero compromesso le opportunità di socializzazione tra i ragazzi? Qual è l’immaginario del corpo a cui ci riferiamo quando parliamo di presenza e socializzazione? Come questa esigenza influisce nelle diverse fasce d’età? Che ruolo hanno avuto e che significato veicolano alternative di socializzazione che sono state scelte dai ragazzi in questo momento (ad esempio il gaming)?