Perché sono gli americani (e non gli europei) ad andare su Marte?

Perché sono gli americani (e non gli europei) ad andare su Marte?

Dal Black Lives Matter in piena pandemia, alle violente contestazioni dell’ala più radicale dell’elettorato trumpiano per le elezioni presidenziali di Joe Biden; dalla missione su Marte di Perseverance, alle strategie di vaccinazione, l’Europa continua a guardare agli Stati Uniti con un misto di ammirazione e disagio, ammaliata dal coraggio e preoccupata per l’incoscienza del cugino americano. 

Nel mezzo della crisi economica generata dalla pandemia, il dibattito pubblico europeo è interamente rivolto alla gestione del debito, alla contrattazione sovranazionale del Recovery Fund, alla complessità del processo decisionale sorretto da sottili e precari equilibri. Con lo sguardo rivolto alle incertezze del presente, proprio mentre dall’altra parte dell’Atlantico la NASA raggiunge Marte, investendo milioni di dollari pubblici per conquistare il futuro. 

Anche la gestione della campagna di vaccinazione sottolinea la differenza di mentalità fra i due contesti. Al pragmatismo ed alla predisposizione al rischio degli americani, che hanno puntato all-in su un unico fornitore (Pfizer), in Europa si è contrapposto un modello pluralistico, nel quale il rischio è stato “distribuito”, investendo su più vaccini prima di operare la scelta definitiva. 

Queste differenti mentalità sottolineano modelli culturali e relazionali diversi, testimoniati dai processi di formazione dei due continenti. Quello europeo, costruitosi lungo i secoli attraverso il conflitto con l’altro e la negoziazione diplomatica, imperniato attorno alla gestione del confine. Quello americano, legato alla tesi della frontiera, alla conquista di un ignoto incontaminato e selvaggio,  come potrebbe essere oggi Marte. Tali modelli, oltre a connotare un diverso assetto verso l’alterità culturale, si traducono anche in metafore psichiche essenziali e compresenti: l’esperienza della separazione fra Sé e l’Altro e la spinta all’esplorazione

Parteciperanno alla serata

Federica Mazzeo
Psicoterapeuta junghiana, consulente di progetti per il benessere psicologico, autrice. Per l’Ordine degli Psicologi del Lazio è redattrice del sito e delle pagine social Festival Psicologia, per i quali pubblica articoli, interviste e video che hanno come focus le risorse della psicologia per i cittadini. Madrina dietro le quinte di tutti i Festival della Psicologia fin qui ideati, dall'edizione del 2020 è uscita allo scoperto come chair.

Francesco Costa
giornalista e vicedirettore del giornale online <Il Post>. Esperto di politica statunitense e più volte inviato sul campo, dal 2015 cura il progetto Da Costa a Costa, una newsletter e un podcast sugli Stati Uniti per i quali ha vinto nel 2016 il Premio internazionale Spotorno nuovo giornalismo, nel 2018 il premio come miglior podcast italiano alla Festa della Rete e nel 2020 il premio Amerigo. Ha collaborato alla realizzazione dei documentari La Casa Bianca per RAI3 e conduce periodicamente la rassegna stampa di Rai Radio 3 “Prima Pagina”. Ha insegnato giornalismo allo IULM di Milano e alla Scuola Holden di Torino. Autore dei libri “Questa è l’America” e “Una storia americana. Joe Biden, Kamala Harris e una nazione da ricostruire”, pubblicati entrambi da Mondadori.

Stefano Carta
Psicologo Psicoterapeuta. Professore di Psicologia dinamica, Psicologia Clinica ed Etnopsicologia presso l’Università di Cagliari. E' Honorary Professor presso il Dipartimento di Studi Psicoanalitici dell'Università di Essex, UK ed è stato visiting professor presso l’Università di Kyoto, Giappone. E’ psicologo analista, membro dell’Associazione Italiana di Psicologia Analitica e dell’International Association of Analytical Psychology, specializzato presso il C.G. Jung-Insititut di Zurigo. Ha ricoperto varie cariche istituzionali, è stato consulente per l’Unesco, per il quale ha curato una monografia in tre volumi, è consulente del Center for Trauma Asylum and Refugees dell’Università di Essex (UK). E’ il direttore responsabile della Rivista di Psicologia Analitica ed è stato per otto anni Deputy Editor del Journal of Analytical Psychology. Ha tenuto seminari e conferenze in molti Paesi europei ed extraeuropei. Ha pubblicato oltre novanta lavori sulla psicologia dinamica, la psicologia clinica e la psicoterapia.


 

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