Quando l’immagine di sé fa stare male, anche se il problema non sempre è nel corpo, non si è disposti a rinunciare a giocare a ciò che non si vorrebbe essere e ad abbandonare l’idea che sia la carne a dover cambiare. Così si procede dalla dieta alla palestra, dalla medicina estetica alla chirurgia, per superare il tormentoso confronto con parti di sé indesiderabili.
Da una parte, ci sono malattie psicologiche come l’anoressia, la bulimia, la dismorfofobia, in cui la sofferenza psichica si specchia nel corpo; dall’altra, malattie fisiche, malattie genetiche rare, incarnate nel corpo, che cercano nuove identità psicologiche e spazi mentali per liberarsi dalla gabbia corporea in cui sono invischiate.
Ma quali sono i processi psicologici alla base del desiderio di trasformazione? Quali sono le strade per il raggiungimento dell’armonia mente – corpo? Quali le reali possibilità delle nuove conoscenze mediche per l’autodeterminazione del corpo? Quali aiuti concreti può offrire la psicologia quando l’immagine di sé fa stare male? Quando il corpo diviene portatore di sofferenza esistono delle strade maestre per aumentare la resilienza?
La tecnica giapponese del KINTSUGI, che consiste nel riparare l’oggetto rotto riempiendo le crepe con metalli preziosi, trasforma l’involucro a partire dall’imperfezione e insegna che è proprio da quella imperfezione che può nascere una maggiore perfezione estetica ma anche interiore.
L’incontro vuole proporre una lettura multidimensionale del tormentato rapporto tra chi siamo, come siamo e chi vorremmo essere. Un dilemma che riguarda tutti noi, nessuno escluso, anche se con diversi gradi di sofferenza.
Nell’incontro i protagonisti racconteranno le strategie di “correzione” dell’immagine di sé mentre il pubblico in sala potrà fare esperienza sulla propria personale percezione del “sé corporeo”.