Comunicazione

Comunicazione

Ciao tesoro, com’è andata la giornata?

Alina non risponde, tiene la testa bassa sul libro che sta leggendo. Roberto alza gli occhi al soffitto. Pensa che siamo alle solite, gli toccherà passare la serata a litigare. Ormai sono diverse settimane che il loro rapporto è in crisi.

Hai preparato la cena?

Non sono la tua serva. Puoi trovare delle lasagne avanzate nel frigo
Alina ripensa al litigio della sera precedente. Come un flash improvviso le ritornano in mente le parole del marito: “perché sei così aggressiva? Ti sta venendo il ciclo?”. Alina non aveva risposto, era andata a dormire senza continuare la discussione.

Guarda che ieri ho preparato io la cena, non ho mai detto che sei una serva. E comunque è normale che una moglie prepari da mangiare per il marito, dopo una giornata di lavoro estenuante”.

Hai ragione, Roberto. Sono una cattiva moglie”. Alina lo guarda con un ghigno e poi abbassa nuovamente lo sguardo sul libro. 

Per fortuna hai ancora l’anello al dito, così me lo ricordo che sei mia moglie”. 

Roberto va in cucina ed apre il frigo. Prende le lasagne e le riscalda dentro al microonde. Alina continua a leggere il suo libro. Ogni tanto guarda di soppiatto il marito seduto da solo al tavolo della cucina. Sta mangiando direttamente nel tapperware, pensa. Non si è degnato nemmeno di prendere un piatto. In qualche modo quella noncuranza le sembra il simbolo perfetto del loro matrimonio.

In questo brevissimo scambio fra una moglie ed un marito in crisi si condensano quelli che Paul Watzlawick, psicologo austriaco naturalizzato statunitense, uno dei massimi esponenti della Scuola di Palo Alto, definì i 5 assiomi della comunicazione, cioè gli atti comunicativi, coscienti e inconsci, che caratterizzano le interazioni umane ed i processi comunicativi fra individui.

Primo assioma della comunicazione - Non si può non comunicare

E’ l’assioma più famoso dei cinque. Tutti i comportamenti umani possono essere interpretati in termini comunicativi. Non solo dunque le parole o i gesti, ma anche i silenzi. Per capire o interpretare il silenzio bisogna necessariamente fare riferimento al contesto comunicativo.

Nel nostro caso, il marito Roberto interpreta l’iniziale assenza di risposta di Alina in relazione al periodo che stanno vivendo. I loro litigi sono il contesto che dà senso al silenzio e Roberto capisce che la moglie è arrabbiata e ostile.

Secondo assioma della comunicazione - Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione, tale che quest'ultimo categorizza il primo ed è quindi una meta-comunicazione

Questo assioma può sembrare complesso, ma in realtà è essenziale per comprendere qualsiasi interazione umana. Non è possibile distinguere il contenuto di un messaggio dalla relazione che intercorre fra i due parlanti. Qui Watzlawick non lo dice esplicitamente, ma il modo in cui i due interlocutori rappresentano la relazione a livello emozionale e dunque inconscio, influenza il contenuto.

Prendiamo la frase che dice Roberto: “Per fortuna hai ancora l’anello al dito, così me lo ricordo che sei mia moglie”.
La prima parte del messaggio è un contenuto polisemico, cioè può essere interpretato in diversi modi. “Per fortuna” e “ancora” sono parole che esprimono qualcosa di più di un semplice dato di fatto, l’avere l’anello al dito e dunque essere sposati. La seconda parte del messaggio chiarisce il senso della prima, le fornisce un contesto relazionale. “Così me lo ricordo che sei mia moglie”, con il suo carico di sarcasmo, funge da meta-comunicazione, cioè da comunicazione sulla comunicazione, che racconta del modo in cui la coppia sta vivendo il rapporto, un rapporto in crisi, caratterizzato da un conflitto che sta mettendo in discussione le premesse ed i significati che i due condividono rispetto al proprio matrimonio.

 Terzo assioma della comunicazione - La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti

E’ probabilmente l’assioma meno compreso di tutti, anche dagli stessi psicologi. La difficoltà sta nel capire cosa si intende per “punteggiatura delle sequenze”.

Prendiamo lo scambio fra i due coniugi:
Hai preparato la cena?
Non sono la tua serva. Puoi trovare delle lasagne avanzate nel frigo

Watzlawick dice che una comunicazione conflittuale può derivare dal modo in cui i due parlanti interpretano il punto in cui la comunicazione si è interrotta.
Roberto, il marito, alla risposta stizzita della moglie “non sono la tua serva”, controbatte con una giustificazione “Guarda che ieri ho preparato io la cena, non ho mai detto che sei una serva”. Ribatte mettendo la relazione su un piano apparentemente paritario, nel quale la sua domanda sulla cena non vuole avere toni offensivi. Pensa che l’astio della moglie sia derivato dalla sua domanda.
In realtà, Alina sta pensando a quanto detto dal marito la sera precedente: “perché sei così aggressiva? Ti sta venendo il ciclo?”. Una frase svalutante, alla quale Alina non ha risposto. Non ha cioè puntualizzato la sua rabbia, dichiarando apertamente al marito di essersi sentita sminuita.
Così Roberto “punteggia” la crisi comunicativa, identificandola nella sua domanda sulla cena; Alina no, il suo vissuto è che l’attuale comunicazione non sia altro che la prosecuzione di quella della sera precedente e risponde aggressivamente alle frasi del marito.

Quarto assioma della comunicazione - La comunicazione umana è composta da codici analogici e numerici

I codici analogici sono i comportamenti non-verbali (la postura, le smorfie, il tono della voce, etc.), i codici numerici sono i comportamenti verbali.
In questo caso, l’esempio è abbastanza semplice da decodificare.
Quando Alina dice: “Hai ragione, Roberto. Sono una cattiva moglie”, ghigna e poi abbassa lo sguardo sul libro. I suoi gesti permettono di capire il sarcasmo espresso a parole. Alina non sta dando ragione al marito, sta continuando la comunicazione conflittuale.

Quinto assioma della comunicazione - Tutte le sequenze di comunicazione sono simmetriche oppure complementari, a seconda che la relazione tra i comunicanti sia basata su differenze oppure su parità

Questo assioma è molto importante perché in prima istanza può sembrare semplice da interpretare. La relazione simmetrica è quella che avviene fra persone che sentono di essere in un rapporto paritario (pensate alle relazioni amicali o fra colleghi). La relazione complementare, invece, si fonda su differenze di ruolo (capo-dipendente, madre-figlio, insegnante-studente). In realtà, oltre al ruolo c’è il vissuto. La percezione di essere in un rapporto gerarchico non è necessariamente data, ma si costruisce sui vissuti di potere più o meno condivisi all’interno della coppia di parlanti.

Prendiamo ad esempio le parole di Roberto: “Guarda che ieri ho preparato io la cena, non ho mai detto che sei una serva. E comunque è normale che una moglie prepari da mangiare per il marito, dopo una giornata di lavoro estenuante”.  

Inizialmente Roberto comunica a parole un rapporto paritario, nel quale marito e moglie sono sullo stesso piano nella distribuzione dei compiti domestici. La sua comunicazione, tuttavia, è espressa come lamentela, subito chiarita dalla frase successiva, secondo la quale il “ruolo” della moglie è quello di fare da mangiare al marito che lavora.
La pretesa di Roberto si fonda sulla rappresentazione di una relazione di potere, incentrata su ruoli patriarcali, proponendo implicitamente una complementarietà, nel senso che intende Watzlawick. Una relazione di potere che Alina rifiuta, motivo per cui la comunicazione continua ad essere conflittuale.

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