Per il trattamento dell’autismo fa bene intervenire sui genitori

Per il trattamento dell’autismo fa bene intervenire sui genitori

Non è chiaro se aumentano i casi di autismo nel mondo o se la maggiore frequenza con cui si riscontra questo disturbo sia invece correlato ad una accresciuta raffinatezza diagnostica. Dati dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità rilevano che nel mondo una persona su 160 è affetta da disturbo dello spettro autistico. In Italia non ci sono dati precisi sul numero delle persone affette da autismo, gli unici disponibili non sono recentissimi e riguardano due Regione: Emilia Romagna e Piemonte. In Emilia Romagna (dati 2011) su una popolazione dai 2 ai 18 anni si stima che il 2,3/1000 sia affetto da sindrome autistica. In Piemonte (dati 2010) questo dato sale a 2,9/1000, con valori rispettivamente a 2,8/ 1000 e al 4,2/1000 per la popolazione tra i 6 e i 10 anni.

Per milioni di famiglie in tutto il mondo l'autismo pone sfide quotidiane. Alcuni genitori trovano difficile o addirittura impossibile comunicare con i propri figli o capire come percepiscono il mondo che li circonda. Questa condizione mentale può anche influenzare la capacità del bambino di interagire socialmente o mostrare emozioni, e spesso si accompagna alla tendenza a mettere in atto comportamenti ripetitivi (le cosiddette stereotipie).

Un recente studio pubblicato su Lancet ha dimostrato che i genitori di bambini con autismo possono essere in grado di lavorare con loro fin dalla età precoce per contribuire sensibilmente a ridurre la gravità dei loro sintomi e migliorare la loro capacità di comunicare.

I risultati esitano da uno studio capitanato da Jonathan Green, professore di psichiatria infantile e adolescenziale presso l'Università di Manchester.

"(Autismo) è una diagnosi devastante per la maggior parte delle famiglie", ha aggiunto. "Poi c'è un grosso punto interrogativo su quello che succede dopo."
Per quanto la diagnosi interessi configurazioni sintomatiche differenti, elemento centrale del disturbo è una compromessa capacità di entrare in relazione con il mondo. Le cause non sono ancora pienamente comprese, e non vi è attualmente alcun trattamento o cura farmaceutica. Gli studi e le terapie tradizionali sono normalmente incentrati sulla relazione diretta tra bambini e terapisti, per migliorare le capacità di comunicazione e ridurre i sintomi, come le ripetizioni. Al contrario, il nuovo processo "è un intervento genitore-mediata", ha detto Green, che ha – tra l’altro – il vantaggio di creare uno spazio terapeutico continuo per i bambini con autismo nelle proprie case.

Si è riscontrato che i genitori che hanno lavorato con i terapisti hanno mostrato un significativo miglioramento nella loro capacità di interagire con i figli. A questo si è connesso anche un risultato positivo per i bambini: miglioramento nella comunicazione di ritorno con i genitori e riduzione della gravità dei sintomi tra i bambini i cui genitori hanno ricevuto questa formazione. E il miglioramento espresso nei figli persiste anche a 6 anni di distanza, e anche nei casi in cui i miglioramenti nella qualità della comunicazione dei genitori invece scema fino a eguagliare i risultati dei genitori del gruppo di controllo (senza trattamento).

Il trattamento a cui si sottopongono i genitori riguarda sessioni di sensibilizzazione ai comportamenti dei bambini con autismo, attraverso la visione di filmati di se stessi in interazione con il figlio. Vedersi nel momento dello scambio comunicativo e rileggerlo insieme al terapeuta consente ai genitori di diventare più efficaci nella lettura del messaggio e nella restituzione di una comunicazione più sintonica, al fine di migliorare quella reciprocità comunicativa la cui compromissione è un segno distintivo nei disturbi autistici. Lo scopo è quello di "aiutare gli adulti ad auto-imparare e diventare consapevoli di sé", ha detto Green.

È importante poter lavorare sulla comunicazione nelle fasi precoci della diagnosi, e promuovere la sintonizzazione della coppia bambino-genitore quanto prima. Un genitore che si sente più capace di interagire con il suo bambino con disturbo autistico, instaurerà un circuito di comunicazione virtuoso, in grado di ridurre la frustrazione e il senso di colpa connesso alle difficoltà nella relazione e a incoraggiare uno scambio più autentico e intimo.

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