Perché le persone credono all’oroscopo?

Perché le persone credono all’oroscopo?

Partiamo da una constatazione di carattere storico: la definizione di cosa possa rientrare o meno nell’ambito della Scienza non è sempre stata la stessa. Ci sono voluti secoli di ricerca, interpretazioni e dibattiti prima che la medicina si dotasse di un metodo scientifico, che la chimica si separasse dall’alchimia, che la psicologia potesse accreditarsi come scienza sociale. Allo stesso modo ci sono voluti secoli prima che astronomia e astrologia cominciassero ad essere nettamente distinte sulla base di specifici dati. Possiamo studiare gli astri, i loro movimenti e la loro influenza, ma non possiamo dimostrare in alcun modo che essi determinino il carattere e la personalità degli individui.

Non più di qualche decennio fa, si riteneva che l’oroscopo giornaliero fosse un intrattenimento per le massaie annoiate e poco istruite, mentre in parte dell’alta borghesia colta e degli accademici prevaleva un atteggiamento razionalistico. 

Da qualche anno questa netta distinzione di classe è caduta. L’oroscopo ha cominciato ad essere materia di consumo anche fra la popolazione colta, radical chic e progressista. Ad inizio anni ‘10 del terzo millennio fare colazione con una copia di Internazionale per leggere l’oroscopo di Brezsny era un rituale molto in voga fra i millennial, che guardavano allo zodiaco con una sorta di fideismo ironico. Tutti sapevano che i segni zodiacali non hanno nulla di scientifico e che dovrebbero essere solo un piacevole passatempo, però sotto sotto ci credevano. 

In breve, i millennial applicavano allo zodiaco la scommessa di Pascal: se non è dimostrabile l’esistenza di Dio, non lo è nemmeno quella dell’influenza degli astri. E se non è dimostrabile, a crederci non perdi nulla.

Ma perché alcuni di noi credono all’oroscopo?

Come per la superstizione, dietro all’idea che stelle e pianeti orientino le nostre vite ci sono il bisogno di controllo di fronte all’imprevedibilità degli eventi, ma soprattutto il pensiero magico. Il pensiero magico affascina perché allude alla sfera spirituale, a cui sempre più persone sentono il bisogno di riavvicinarsi, dopo le abbuffate scientiste del secolo scorso. Il fatto che l'astrologia affondi le sue origini in una forma di pensiero sintetico e non analitico, che evochi la dimensione misterica e simbolica dell’esistente, consente l’accesso ad un piano dell’esperienza dove spesso si trovano sollievo e consolazione. 

Nella sua traduzione più prosaica, tuttavia, il vantaggio del pensiero magico è la semplificazione. Le nostre vite sono sempre più complicate, sfaccettate, disordinate. Avere indicazioni generali, affidate ad un dato certo e immutabile (la data di nascita), certamente riordina il caos e permette di dargli senso, a discapito però della complessità.

Eppure molte attività esoteriche o che comunque non possono rientrare nell’ambito della conoscenza scientifica, richiedono anni di studio, capacità di contestualizzare e differenziare. Questo livello di profondità, tuttavia, non è quello che arriva al grande pubblico, quello che fa fare un sospiro di sollievo a chi, imbottigliato nel traffico, sta ascoltando alla radio quali bei momenti animeranno la giornata  del Capricorno o del Gemelli.

Riprendendo i vecchi studi di epistemologia della scienza, possiamo dire che esiste una distinzione fra pensiero nomotetico e pensiero idiografico anche per le pseudoscienze. Mentre la prima forma mentis è volta alla ricerca di leggi universali identiche per tutti i contesti (da nomos, legge), il secondo approccio è interessato a conoscere l’individuo e le sue particolarità (idio- significa “proprio”).

Esistono tante persone che leggono i tarocchi e studiano i quadri astrali in modo personalizzato, applicando dunque le proprie conoscenze alla situazione specifica ed evitando di dare giudizi generalizzati.

Purtroppo però il principio degli oroscopi che troviamo sulle riviste o che ascoltiamo in televisione è quello di definire caratteri universali ed è il motivo per cui hanno tanto successo. Pensare che le persone della Vergine siano pignole e rompiscatole, che i Gemelli siano ambivalenti o che i Leone siano passionali ci tranquillizza, perché ci fornisce una chiave di lettura semplice che possiamo applicare a chiunque. I motivi per cui le descrizioni degli astrologi ci sembrano così accurate sono stati sviscerati già negli anni ‘40 del Novecento da Bertram Forer, psicologo americano che dimostrò con un esperimento quanto sia facile immedesimarsi in descrizioni sufficientemente generiche riguardanti la personalità individuale.

Dopo aver somministrato ai propri studenti un finto test di personalità, fece leggere a ciascuno di loro una descrizione del proprio profilo emerso, chiedendogli poi quanto fosse affidabile in una scala da 0 a 5. I punteggi furono altissimi, gli studenti si identificavano perfettamente nei profili presentati dal ricercatore. Peccato che la descrizione fornita da Forer fosse identica per tutti. Questo avvenne perché le frasi descrittive erano talmente vaghe che tutti potevano riconoscersi. Un esempio: “Hai molto bisogno che gli altri ti apprezzino e ti stimino”. Chi non ne ha bisogno?
Gli oroscopi funzionano secondo lo stesso principio.

Sia chiaro, non c’è niente di male a credere nello zodiaco. Jung legò il concetto di sincronicità allo studio astrologico; Hans Eysenck, uno dei padri della psicologia della personalità, studiò con rigore scientifico il legame tra l’astrologia e la struttura di personalità, arrivando alla conclusione che non è possibile dimostrare scientificamente alcuna relazione, ma nemmeno negarla. 

La questione diventa però spinosa quando comincia a stratificarsi una cultura della discriminazione dei segni zodiacali.

Sembra incredibile, ma ne esistono diversi esempi. Quella che Diego Passoni chiama Astrocrazia, cioè quella forma di governo delle relazioni interpersonali fondata sul fatto che alcuni segni sono considerati meno affidabili di altri, in Cina ha portato a forme di discriminazione preoccupanti, con tanto di annunci di lavoro in cui veniva specificato il rifiuto di assegnare il lavoro a certi segni, su tutti la Vergine.  

Attribuire però le cause di questa intolleranza agli astrologi sarebbe quantomeno inappropriato. Come detto, gli oroscopi rispondono a diversi bisogni naturali, dal controllo alla relazione con la spiritualità, ma da qui a ghettizzare i segni “scomodi” ce ne passa. Il fenomeno piuttosto ci racconta di un processo duro a morire, quello della creazione di sempre nuove categorie minoritarie da escludere. Una tendenza all’intolleranza ed al pregiudizio rispetto ai quali non c’è metodo scientifico che tenga.

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