Genius Loci e assembramenti in città

Genius Loci e assembramenti in città

Una delle prime fotografie dello scavallamento del lockdown è stata quella che ritraeva una folla di persone ricolonizzare i Navigli a Milano. Mascherine sì e no, distanze di sicurezza sì o no, bidimensionalità dell’inquadratura e/o no, il dato incontestabile è che molte persone, appena sono state autorizzate ad allentare le misure nate dalla necessità di contenimento del virus, hanno scelto di recarsi in alcuni luoghi selezionati della città. A Milano, appunto, i Navigli. A Roma, Villa Pamphili, piazza Trilussa, l’isola pedonale del Pigneto. 

Non parleremo, qui, della liceità del comportamento. Parleremo del significato. Perché se non ci sintonizziamo su questo piano dell’esperienza, soprattutto in un momento storico in cui la pandemia ha fatto saltare all’improvviso e repentinamente le coordinate spazio-temporali del vivere privato e collettivo, perdiamo una buona occasione per riflettere sui moventi profondi delle azioni umane. 

I Romani lo chiamavano Genius Loci, intendendo quell’entità sovraumana che presiede alla protezione di un ambiente e lo rappresenta. In questo senso, il Genius Loci è espressione di qualità materiali e immateriali, che si esprimono nella configurazione concreta e simbolica di un luogo. La sua esistenza implicava che gli uomini che volessero insediarsi in un territorio dovessero scendere a patti con lo spirito che lo tutelava, rispettandone il dominio. 

Lo psicologo junghiano James Hillman ne ha colto la dimensione simbolica, parlando diffusamente dell’anima dei luoghi, che è qualità insieme sensibile ed estetica, e racconta lo stato di equilibrio della presenza degli uomini negli ambienti (anche naturali).  

Non è un caso che l’espressione Genius Loci sia stata ampiamente ripresa, in tempi moderni, dall’architettura e dall’urbanistica, per individuare un approccio fenomenologico allo studio dell'ambiente, interazione di luogo e identità. Si vuole in questo senso contemplare il complesso di caratteristiche socio-culturali, architettoniche, di linguaggio, di abitudini che caratterizzano un luogo, un ambiente, una città, che ne definiscono, sinteticamente il “carattere” e lo rendono immediatamente riconoscibile.

Dal punto di vista psicologico, mi sembra significativa l’evidenza clinica che le persone che soffrono di attacchi di panico vadano in angoscia in posti come i centri commerciali: non solo l’affollamento o la dispersività del luogo sono ansiogeni, ma anche la sua essenziale povertà d’anima, con negozi tutti simili e un drammatico appiattimento della relazione tra individuo e ambiente. Lo stesso discorso, allargando la prospettiva, riguarda le urbanizzazioni pensate senza attenzione alla dimensione emotiva e psichica dell’abitare, che dovrebbe comprendere, oltre agli aspetti strutturali delle costruzioni, oltre alla disponibilità di servizi e infrastrutture, anche le dimensioni immateriali della sintonia, dell’armonia, dell’equilibrio, del piacere di viverla; oppure la perdita di “carattere” associato al fenomeno della gentrificazione urbana e della turistificazione, che ha prodotto la diffusione massiva di locazioni tutte ispirate  alla medesima estetica da Instagram.

Tornando alle foto degli assembramenti in città, credo che non si possa intendere il fenomeno se non tenendo presente il valore simbolico dei luoghi dove sono accaduti. 

I Navigli e Piazza Trilussa sono il simbolo della città vissuta, del senso di appartenenza profonda alla propria radice, e ripopolarle vuol dire portare di nuovo una componente di eros in quei luoghi che tanto sono apparsi spettrali e inquietanti durante l’epidemia. Non sono monumenti che si ammirano (come il Duomo o il Colosseo, altri simboli essenziali) ma sono crocevia di esperienze, luoghi densi, contenitori in cui accade la vita. C’è una funzione apotropaica in quel ritorno, che allude al desiderio di esorcizzare la paura dell’isolamento, della perdita di coordinate note, dello stravolgimento delle abitudini, dell’angoscia per il futuro. Forse non lo percepiamo così, ma lì si compie anche un rito di riconnessione con il Genius Loci.

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