Ex-Machina e ChatGPT: esempi di Unheimlich Freudiano

Ex-Machina e ChatGPT: esempi di Unheimlich Freudiano

Una nuova puntata del podcast Profondità di Campo, che coniuga la riflessione psicologica e la settima arte, ma non solo. Stavolta il centro della riflessione sarà un film di fantascienza uscito nel 2015, Ex-Machina di Alex Garland.

Siamo nel 1815, quando lo scrittore di letteratura fantastica e di racconti dell’orrore E.T.A. Hoffmann pubblica - all’interno della raccolta Notturni - L’uomo della sabbia, che da subito sconvolge lettori e appassionati del genere. Il racconto è intriso di elementi angoscianti, ma ciò che colpisce di più l’immaginario dell’epoca è la storia d’amore fra il protagonista Nathanael e la bella Olimpia, una ragazza che vive nella casa del professor Spalanzani (parte della vicenda si svolge in Italia).
La ragazza, pur affascinante, ha un’apparenza straniante: i suoi movimenti sembrano meccanici, spesso è silenziosa e immobile, il volto appare come una maschera di cera.
Nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale e della robotica, pochi di noi si aspetterebbero che già due secoli fa l’umanità cominciasse ad interrogarsi sul rapporto fra l’essere umano e l’inanimato che sembra avere vita propria. Olimpia infatti è un automa e la scoperta viene accolta con orrore tanto dal protagonista, quanto dai lettori. Se Frankenstein parlava del desiderio di restituire la vita ad un corpo morto, L’uomo della sabbia parla dell’infusione della vita in un corpo artificiale.
Il racconto di Hoffmann influenzò molto Freud nell’elaborazione del concetto di Unheimlich, in italiano “perturbante”, cioè di quel particolare tipo di angoscia che caratterizza il rapporto con un elemento che in noi evoca allo stesso tempo familiarità ed estraneità. Qualcosa che è simile a noi, ma dal quale contemporaneamente ci sentiamo alienati.

Il senso di estraniamento e familiarità di fronte ad un robot fu approfondito nel 1970 dall’ipotesi proposta da Masahiro Mori, studioso di robotica nipponico. L’ipotesi era la seguente:  

Man mano che l'aspetto di un robot diventa più umano, la risposta emotiva di alcuni osservatori al robot diventa a sua volta sempre più positiva ed empatica, fino a raggiungere una soglia oltre la quale la risposta si tramuta rapidamente in una forte repulsione. Tuttavia, siccome l'aspetto del robot continua a diventare meno distinguibile da un essere umano, la risposta emotiva ridiventa nuovamente positiva e si avvicina ai livelli di empatia reciproca umana.
Questa risposta repulsiva suscitata da un robot con aspetto e movimento tra il grado di entità "in un certo senso umana" e "totalmente umana" è la uncanny valley. Il nome concepisce l'idea che un robot dall'aspetto quasi umano sembri eccessivamente "strano" per alcuni esseri umani, producendo una sensazione di inquietudine e perciò non riuscendo ad evocare la risposta empatica richiesta per una possibile interazione produttiva uomo-robot
.” (fonte Wikipedia).

Nel 2015, il regista Alex Garland realizza il film di fantascienza Ex-Machina, opera di grande pregio, soprattutto perché affronta in modo diretto le conseguenze morali e psicologiche che caratterizzano il rapporto fra l’uomo e la macchina umanoide. Garland è figlio di una psicologa (Caroline) e non è un caso che in diversi dei suoi film esplori tematiche nelle quali la psiche ha un’estrema rilevanza.

Protagonista del film è Caleb Smith, giovane programmatore che viene invitato nella sua villa dall’amministratore dell’azienda per cui lavora, il megalomane Nathan Bateman (da notare la somiglianza con il Nathanael di Hoffmann). Bateman rivelerà presto al giovane Caleb che la sua villa è un immenso laboratorio e che lo ha invitato per partecipare ad un esperimento. Ava è un androide dalle bellissime fattezze femminili e all’apparenza è indistinguibile da un essere umano in carne ed ossa.
L’esperimento cui è sottoposto Caleb, altro non è che una versione aggiornata del test di Turing: quanto una macchina è effettivamente riconoscibile in quanto tale e dunque distinguibile da un essere umano (piccola nota: ad oggi il test di Turing non è stato superato da alcun computer, segno che l’IA è sempre più intelligente, ma ancora percepita come artificiale).
Come avviene in un altro film sul tema (Her di Spike Jonze), Caleb si innamora di Ava, che mostra ciò che è il vero elemento di riflessione centrale del film, cioè la capacità di sviluppare una propria coscienza di sé e dell’altro.

Oggi stiamo assistendo ad un proliferare di modelli di Intelligenza Artificiale sempre più sofisticati, molti dei quali sono prettamente di natura testuale. Uno dei più recenti è ChatGPT, basato sul machine learning, in grado di scrivere testi con una precisione tale da rendere difficile capire che sia stato scritto da un software. Proprio attraverso questo software, in un tweet recente, il direttore de Il Foglio, Claudio Cerasa, ha lanciato una sfida ai propri lettori, che altro non è che un test di Turing su larga scala: un articolo al mese del quotidiano sarà scritto da ChatGPT ed i lettori che riusciranno ad identificarlo riceveranno dei premi.

Se attualmente siamo ancora alla ricerca di software che possano riprodurre fedelmente il comportamento e gli stili cognitivi umani, Alex Garland si è spinto oltre. Il dubbio morale non riguarda più la capacità di distinzione fra umano e umanoide, che certamente prima o poi sparirà. Il vero dubbio morale riguarda proprio il perturbante freudiano. Se e quando l’Intelligenza Artificiale sarà in grado di agire avendo coscienza di sé e del mondo, avrà ancora senso ritenere l’androide un prodotto umano e non un essere che entrerebbe di diritto a far parte del vivente?
Quanto ci spaventa questa prospettiva, al netto delle visioni apocalittiche che alcuni autori di fantascienza distopici hanno proposto, da Asimov a Matrix?

Forse la migliore risposta a questi interrogativi l’ha data lo stesso Garland. Il regista ha dichiarato che non è spaventato dalla possibilità che una macchina possa avere coscienza. Gli esseri umani creano costantemente altri esseri che sviluppano una coscienza, generando figli, che saranno influenzati nel loro sviluppo da chi li ha “creati”. Garland è preoccupato dall’uomo. E’ sempre nelle nostre mani decidere come utilizzare la tecnologia, ma anche - e forse in modo più perturbante - scegliere come influenzare la coscienza dell’altro.

Proprio su Ex-Machina è incentrata la nuova puntata del Podcast Profondità di Campo, tenuto da Sergio Stagnitta, psicologo, psicoterapeuta e fondatore del sito Cinema e Psicologia, che ci racconterà il film ed i suoi personaggi, approfondendone le connotazioni psicologiche più rilevanti.

Per seguire il podcast puoi utilizzare anche questo link. Buon ascolto!

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