Percorsi. Liberi e dipendenti: i vestiti nuovi dell'identità professionale

In una cultura del lavoro fondata sull’imprenditività, quali sono le capacità e le competenze richieste? E quali le strategie per non esserne sopraffatti?

Per lungo tempo il mondo del lavoro è stato caratterizzato da due modelli: da una parte il libero professionista, intraprendente, autonomo, in relazione con i suoi clienti e in competizione con altri professionisti; dall’altra il lavoratore dipendente, inserito in un contesto organizzativo più ampio, spesso più prevedibile, talvolta più tranquillizzante talvolta più frustrante.

Nel corso degli ultimi vent’anni, tuttavia, alcuni fattori come i cambiamenti del sistema economico, l’innovazione tecnologica, la maggiore mobilità di persone, servizi e merci, hanno sollecitato richieste professionali nuove: essere pronti a cambiare contesti di lavoro e percorsi di carriera, costruire e partecipare a gruppi di lavoro eterogenei, sviluppare i rapporti di colleganza inter e intra professionale, leggere domande e anticipare il mercato, investire in formazione e sviluppo professionale, apprendere nuovi lavori o nuovi modi di lavorare, e soprattutto reinventare la propria identità professionale.

In questo contesto mutato e mutevole, la differenziazione tra libero professionista e lavoratore dipendente si sfuma, si ibrida e l’identificazione con uno dei due poli diventa più difficile. Anzi, molteplici diventano le polarità e le dimensioni del lavoro che necessitano di un ripensamento per descrivere ciò che chiamiamo identità professionale.

Davanti a queste nuove domande sociali e a queste diverse caratterizzazioni professionali quali sono le competenze richieste necessarie, quali gli approcci funzionali? Quali capacità individuali e relazionali servono per costruire le sempre nuove identità professionali? Quali sono, invece, le strategie per non essere sopraffatti dall’affanno che il nuovo mondo del lavoro propone?

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