Post-verità: la bussola impazzita

In un'epoca ancora relativamente recente, la disgiunzione vero/falso trovava il suo fondamento nell'autorevolezza delle fonti, e sistemi di garanzia istituiti permettevano ai fruitori dell'informazione quanto meno di stimare la loro attendibilità, e dunque il grado di certezza o di verosimiglianza attribuibile a una notizia, a un'opinione, a un'interpretazione. Hanno ancora un senso pragmatico, sono ancora utilizzabili le categorie logiche, semiotiche, politiche, psicosociali di vero/falso, informazione/disinformazione, fatti o eventi vs opinioni, vissuti, interpretazioni?

In un'epoca ancora relativamente recente, la disgiunzione vero/falso trovava il suo fondamento nell'autorevolezza delle fonti, e sistemi di garanzia istituiti permettevano ai fruitori dell'informazione quanto meno di stimare la loro attendibilità, e dunque il grado di certezza o di verosimiglianza attribuibile a una notizia, a un'opinione, a un'interpretazione.

Lo sviluppo accelerato dei media elettronici, già dalla fine degli anni 1970 e poi sempre più velocemente con il trascorrere del tempo, aveva iniziato a decostruire e mettere in crisi quei sistemi di garanzia, e sempre più si imponeva nei processi di comunicazione sociale una "verità televisiva" che sovrastava quella legata alla diffusione tradizionale attraverso l'editoria cartacea, incommensurabilmente inferiore sul piano della "potenza di fuoco". In questa competizione per il primato dell'informazione è ormai entrato in modo prepotente, nel volgere di pochi anni, il web, con la sua carica imponente e irreversibile di informazione policentrica, capace di far saltare in modo definitivo tutti i sistemi di garanzia residuali, per certi versi lo stesso sistema televisivo che oggi, per altro, tende ad assorbire entro di sé.

Hanno ancora un senso pragmatico, sono ancora utilizzabili le categorie logiche, semiotiche, politiche, psicosociali di vero/falso, informazione/disinformazione, fatti o eventi vs opinioni, vissuti, interpretazioni? Di certo il brusìo incessante di una informazione polverizzata, onnipresente, caotica e al tempo stesso ad accesso pilotato da gestori centralizzati le cui strategie sono dettate esclusivamente da regole di mercato, ci obbliga a rivedere alcune certezze confortanti del passato, e a chiederci come orientarci, oggi e a maggior ragione in un futuro prossimo, entro il sovraccarico di dati la cui rilevanza non ha più i riferimenti culturali rassicuranti delle forme di conoscenza che stiamo perdendo.