L’ “incontro terapeutico” sia esso suggerito da amici, da conoscenti, da altri professionisti o da internet, sia casuale, karmico, spirituale, energetico, é per me un viaggio condiviso dove una persona che sta vivendo una sofferenza importante, dovuta a blocchi, conflittualità relazionali di coppia, familiari, lavorative, ad inquietudini, a disagi fisici, psichici, sente di non avere le forze, respira affannosamente e percepisce una grande solitudine dentro e attorno a sè, al punto da avere bisogno di una guida, “compagna” di cammino, che l’accolga gentilmente in un “luogo sicuro”, dove metterà a disposizione il sapere e la conoscenza esperenziale e clinica acquisita per ragionare insieme sulle motivazioni che hanno determinato lo stato di malessere, la disarmonia esistenziale in una data stagione del ciclo vitale.
La psicoterapia come metafora di un viaggio introspettivo che ripone fiducia nella competenza, nello stile, nella creatività, nell’umiltà del professionista, nel sentimento “affettivo” rispettoso dell’ alleanza terapeutica, nella motivazione al cambiamento dei “viaggiatori”.

Senza dimenticare che ogni persona é unica ed irripetibile, che l’imprevedibilità della vita può modificare repentinamente progetti, bisogni, desideri ma che, solo attraversando l’esperienza, possiamo crescere nel “qui ed ora” di ogni attimo presente.

Arrivati alla meta, alla fine di questo importante viaggio, avremmo imparato che la voce interiore, nutrita d’ascolto empatico ci accompagnerà, come un faro di notte per i naviganti.

E’ la consapevolezza che abbiamo di noi stessi a renderci protagonisti della nostra storia. P. Paoletti