Dopo aver lavorato con Marhsall McLuhan come assistente e co-autore, ha intrapreso un'approfondita ricerca sulla capacità dei media di influenzare la realtà percettiva umana, partendo dall’assunto che i mezzi di comunicazione di massa sono definibili in realtà come delle psicotecnologie.
de Kerckhove è noto per i suoi numerosi lavori accademici con cui ha gettato le basi di una moderna teoria della comunicazione nell’era digitale. Tra loro, “Skin of culture”, una raccolta di saggi tradotta in decine di lingue, e “Connected Intelligence”, nel quale ha proposto il concetto di “Intelligenza connettiva”, adattando il concetto di “Intelligenza collettiva” del filosofo francese Pierrè Levy all’età della rete. I suoi concetti di “brainframes” e di “intelligenza connettiva” sono al centro del dibattito contemporaneo sulla cultura e sull’arte.
I suoi studi più recenti propongono lo sviluppo, attraverso la raccolta dei big data derivanti dai nostri comportamenti online, di un inconscio digitale.
Secondo de Kerckhove, affidando la nostra memoria agli smartphone e fidandoci delle intelligenze artificiali nelle nostre scelte di vita, esportiamo le nostre facoltà cognitive e deliberative fuori dal nostro corpo, che viene così minacciato di sparizione, mentre il nostro “gemello digitale” diventa uno strumento di negoziazione con l'ambiente.